Nel celeste delle rabbie schiarite non porti ombra né fiori, hai la maschera
vaga, la prudenza dell’amante, quale smania ti prende
amico caro? Sono stata insieme a te, ora me ne vado e piove
acqua nel chiaro delle tenebre.
Dicono che i grandi fiumi hanno memoria, dicono che il divenire
è più forte del dolore, tu hai la veste dell’insonnia animale
qui invece barche, silenzi, lucciole traverse, l’incerto si fa
tenero, i morti non si fanno vedere, solo labbra di acque macellate
La stagione si appendeva agli alberi in una sconcia
confidenza con la terra. Era il giorno fedele ai nomi,
disegnavo quattro corpi sulle buste delle lettere,
perché la vita è poca e tu scomparso eri un luogo intero.
Lo vedi questo cielo impasticcato? Allucinato
verso un bianco crudele che è il bianco
delle palpebre, il bianco della gola quando
qualcuno ha detto «Adesso è pronto». Ma
io non ci credo, nessuno è
pronto, un istante sulla Terra, nessuno
è pronto, era nostro il perfetto insieme, il tuo nome,
la finestra aperta, amore mio cosa sta accadendo?
Cosa deve avvenire? Questa morte non esiste.
*-*
(Em breve será publicada a versão portuguesa deste poema)